E venne il giorno del primo test…Finalmente pronta, anche se non nella versione definitiva, ora sono in grado di valutare le caratteristiche del telaio e della forcella della KHS Urban Xcel.

Primo test con la nuova versione della KHS Urban Excel

Riassumendo le puntate precedenti, ho individuato in questa commuter urbana di KHS, dal telaio in pregiate tubazioni Reynolds 520 a doppio spessore, la base di partenza per una trasformazione gravel, adventure, all rounder. Le geometrie ci sono, il potenziale pure, bisognava soltanto smontarla e riassemblarla per scoprirne la sua vera natura. Il progetto sarà definitivo quando vi monterò una trasmissione a 20 o 30 velocità, devo ancora deciderlo, ma intanto sono in grado di muovere le prime pedalate su un terreno a lei sicuramente congeniale, anche se l’ho assemblata provvisoriamente con una trasmissione singlespeed (corona da 36 denti e pignone da 20). I singletrack (terra battuta, sabbia e pietre) e le carrarecce ghiaiate di servizio in golena, nell’alveo del fiume Secchia ai piedi delle colline tra Sassuolo e Castellarano, saranno un bel banco di prova. Ho sostituito le robuste coperture stradali Kenda Kwest 700x35c del montaggio factory con delle più aggressive Schwalbe Smart Sam Performance da 42mm all’anteriore e da 37mm al posteriore. Il grip risulta ottimo su fondi asciutti o moderatamenti umidi e la ruota scorre rapida anche su asfalto durante i trasferimenti, inoltre la KHS Urban Xcel ne guadagna in confort dal momento che entrambe le gomme hanno un volume maggiore rispetto alle originali. Ho scelto una gomma più grande all’anteriore per avere maggiore direzionalità, sicurezza e comodità al manubrio e una leggermente più piccola al posteriore per una maggiore trazione; in realtà il passaggio ruota è tale, sia all’anteriore che al posteriore (più davanti che dietro,) che in futuro potrei montare gomme di sezione ancor maggiore (47/45davanti, max 42 dietro), del resto i cerchioni Weinmann XStar di serie (500 grammi) con un canale interno di 18mm possono ospitare tranquillamente coperture mtb da Xc. Sulla comodità del telaio non avevo alcun dubbio, l’acciaio rimane un materiale insuperabile per certe tipologie di bicicletta e anche dopo alcune ore di sella si pedala ancora che è un piacere. Il telaio decisamente slope, la sua compattezza (465mm nella taglia M), il carro di grande sostanza (445mm), la robusta forcella (71° per 45mm di rake) rendono la KHS Urban Xcel agile e precisa nel tecnico ma anche stabile e sicura in discesa, risultato possibile grazie all’adozione di una piega tipo corsa da fuoristrada, il manubrio Midge di On-One coi suoi 645mm di larghezza e il suo profilo particolare, e a un attacco manubrio corto (60mm) e con 35° gradi di inclinazione (On-One 3D Forged).

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Spendo due parole anche sull’impianto frenante, i freni a disco meccanici di Bengal. Da sempre affezionato agli Avid BB7, i freni a disco meccanici da anni leader di quel mercato, ho trovato la coppia di Bengal del primo montaggio KHS efficienti ed efficaci, quindi promossi a pieni voti. A differenza dei più famosi e blasonati Avid, presentano la sola regolazione della pastiglia interna, quindi nel tempo sarà necessario allentare le viti di fissaggio della pinza all’adattatore per ristabilire la distanza ottimale di quella esterna rispetto al disco, salvaguardando la corsa ottimale della leva del freno per un’azione rapida ma modulare. E’comunque una fatica di poco conto rispetto al risparmio di euro in ballo. Due sono i segreti della perfetta frenata con i freni a disco meccanici: la distanza delle pastiglie rispetto alla pista frenante del disco, minima ma sufficientemente ampia da consentire una gradualità dell’azione, e soprattutto la posizione di quella interna che deve essere quasi a contatto del disco per evitare che, durante la pinzata, quella esterna (mobile) faccia flettere il disco eccessivamente, alla ricerca dell’appoggio. Negli impianti idraulici la posizione ottimale delle pastiglie è costante, autocentrante, e per questo motivo anche la normale usura è un fattore ininfluente ai fini dell’efficacia della frenata. I freni a disco meccanici invece richiedono un po’più di cura nella loro gestione e l’accortezza, come spiegavo prima, di tenere sempre sotto controllo le distanze delle pastiglie rispetto alle superfici del disco.

https://www.ruoteparlanti.com/wp-content/uploads/2014/03/khs_urban_excel_35-1067x800.jpghttps://www.ruoteparlanti.com/wp-content/uploads/2014/03/khs_urban_excel_35-300x300.jpgEnrico LodiGarageadventure,bengal,bike,bikepacking,cicloturismo,commuter,cycle,gravel,khs,urban xcel

E venne il giorno del primo test...Finalmente pronta, anche se non nella versione definitiva, ora sono in grado di valutare le caratteristiche del telaio e della forcella della KHS Urban Xcel. Riassumendo le puntate precedenti, ho individuato in questa commuter urbana di KHS, dal telaio in pregiate tubazioni Reynolds 520...